E’ da tanto, troppo tempo, che siamo abituati a sentire storie in cui la donna è vittima predestinata di violenze e torture. Storici, pensatori e intellettuali hanno cercato spiegazioni di ogni tipo per giustificare questo modello di comportamento che l’uomo ha imposto nel corso del tempo all’altra parte di sé: la donna.
La sessualità, i misteriosi riti della fertilità, la capacità di generare vita sono solo alcune delle più interessanti tematiche che sono stati usate negli anni e nei secoli per spiegare cose aberranti come la caccia alle streghe, i sabba, il ritrovo notturno con il Demonio come pretesti e cause scatenanti di persecuzioni e mutilazioni e torture a non finire…
Come credere che quegli uomini pensassero seriamente a questo? E usare poi il diavolo, il demonio, il satanasso come pretesto per infliggere mutilazioni e torture che, guarda caso, finivano sempre per andare a colpire gli organi genitali femminili…
Rimarrà probabilmente un mistero a cui non riusciremo a dare completa spiegazione. Certo è che le voci delle povere donne disgraziate e straziate dalla tortura, finite nella rete della Santa Inquisizione, sono ancora lì a testimoniare che tutto questo è stato. Molti di queste pagine sono leggibili nei volumi del Malleus Maleficarum (vedi Museo Tortura).
Anche se questo cliché continua (e continuerà) a perpetuarsi e a riproporsi nel tempo, è anche vero che un altro fenomeno sta emergendo in questi anni soprattutto grazie alle forme di comunicazione legate ai social network e al web: una nuova visione/ruolo della donna.
Ciò che emerge è che la donna appare non più e non solo come vittima ma anche carnefice. Non è solo nel cinema e nelle serie tv che si vede emergere la figura della donna come anima nera, come aguzzina. Che il trend sia orientato a proporre una figura femminile sempre più androgina lo si può notare nel look, nel trucco, nell’abbigliamento, e anche nella scolpitura del corpo che adesso mostra i muscoli delle donne (non solo le forme).
Dall’altra parte, sono ormai anni che gli uomini si vanno sempre più femminilizzando: vedi la cosmesi, la chirurgia e l’estetica dove il mercato punta sempre più deciso sui maschi. Non c’è settore dello sport e della vita dove non si possa vedere ad occhio nudo questo rilevante cambiamento. Se questo è un bene, finalmente si parla di parità, di reale uguaglianza fra maschi e femmine, è altrettanto certo che questo mutamento porta con sé anche altri risvolti… non tutti positivi.
Non solo strega, come lo era nel cinema degli anni ’50. Ora quella che emerge è una figura femminile portatrice di nuova visione/ruolo della donna sempre più mascolinizzata: quanti sport che un tempo erano esclusivamente maschili sono in questi ultimi anni anche femminili? Basti pensare a calcio, rugby, pallanuoto solo per citarne alcuni.
Così non sorprende più di tanto conoscere la storia della “bulla” siciliana che fuori dalla scuola affronta la compagna di classe e la umilia davanti ai compagni e le compagne… E questo è in parte il fatto nuovo che emerge nei comportamenti giovanili.
A fare da volano a questo modello, a proporne la diffusione virale ci pensa poi il web. Perché il fatto avvenuto nel cortile della scuola ripreso con telefonini e smartphone è in grado poi di scatenare, per un effetto perverso del web, una scia di commenti e di imitazioni.
Con la crescente mascolinizzazione delle donne, anche loro vogliono distinguersi ed assumere quegli atteggiamenti tipici del capo-branco che punisce e tortura chi non sta alle regole o semplicemente chi non è allineato con gusti e stili. Nel passato questo trattamento poteva toccare in sorte a chi non era allineato: il tontolone, l’ubriacone, il molestatore notturno diventavano oggetto di scherno e di torture anche molto violente. Per ognuno di questi soggetti era stata studiata una apposita tortura: il piffero del baccanaro, la gogna, il violone delle comari solo per citare i più famosi, tutti ben visibili all’interno dei Musei della Tortura.