NUOVE ESPERIENZE DENTRO NUOVI SPAZI 

LA RIVOLUZIONE DIGITALE DEI MUSEI DELLA TORTURA PER UNA ESPERIENZA TOTALE 

Per avere una esatta comprensione dei fatti è sempre necessario avere un contesto di riferimento storico. Il Museo della Tortura, in particolare, è un luogo dove, grazie alle recenti innovazioni, è possibile comprendere pienamente il fenomeno della tortura ma anche vivere in modo “esperienziale” gli effetti devastanti che questa provocava sulle vittime.

Per attualizzare e far comprendere alle nuove generazioni quello che la tortura è stata ed è, purtroppo ancora oggi, il circuito dei Musei della Tortura, che combatte a fianco di associazioni come Amnesty International, ha sviluppato una serie di innovazioni digitali per rinnovare il linguaggio della comunicazione ed essere sempre più comunicativa per raggiungere un pubblico ancora più vasto.

I Musei della Tortura non sono nati per fare paura ma per educare alla non violenza ed al rispetto dell’uomo e della donna. La svolta digitale è la dimostrazione dei fini culturali ed educativi che animano l’ associazione di questi Musei: educare e far conoscere e non nascondere.

Molti visitatori prima di entrare nei Musei della Tortura sono convinti di trovare un ambiente, dove sono state raccolte e collezionate in modo episodico, macchine e strumenti di tortura, più o meno terrificanti. In effetti quegli oggetti, siano essi strumenti o complesse macchine da tortura – alcune delle quali assai ingegnose – sono realmente pezzi unici, restaurati, acquistati da collezioni e frutto di instancabili ricerche.

Molti però non possono immaginare il lavoro fatto dal Museo della Tortura in chiave di contestualizzazione: perché una cosa è vedere una immagine della ghigliottina su un libro stampato, un’altra è averla davanti a dimensioni reali, con tutta la sua macabra e potente struttura. O, come è il caso delle recenti innovazioni digitali, essere in grado di vivere una ‘esperienza’ davanti alla ghigliottina e scoprire grazie alla realtà aumentata di essere ‘davanti’ ad una riproduzione della realtà.

Non solo quindi i Musei della Tortura, si sono impegnati nel corso del tempo a trovare, ricercare, catalogare e disporre in ordine oggetti e strumenti introvabili, ma hanno anche, ultimamente, dato vita ad una rivoluzione digitale che permette di “vivere” una esperienza “totale”.

Nel circuito dei Musei della Tortura si è sviluppato un lavoro dedicato alla narrazione degli effetti e della incredibili macchine che furono ideate e sperimentate nel periodo in cui la tortura ha avuto la sua massima espansione nel mondo occidentale sotto i Tribunali dell’Inquisizione. Pur non essendo stata inventata dall’Inquisizione, è comunque con l’Inquisizione che la tortura diventa qualcosa di completamente nuovo. 

Sviluppata a partire dalla prima metà del XIII secolo con l’obiettivo di sradicare con ogni mezzo l’eresia prese rapidamente campo dalla Francia, alla Germania, Olanda, Italia, Spagna e Portogallo. Un fenomeno che grazie all’uso di spie e delazioni assunse in poco tempo l’aspetto di una vera e propria epidemia. Proprio in relazione a questa proliferazione furono create macchine da tortura e strumenti sempre più sofisticati che dovevano terrorizzare e reprimere. Gran parte degli oggetti, strumenti, e macchine da tortura del circuito dei Musei della Tortura è dedicata a quel tempo.

Se la tortura è un fenomeno vecchio come il mondo è altrettanto vero che in certi periodi, ad esempio al tempo dei romani, era prevista solo per gli schiavi e non per i cittadini romani. Per i cittadini il tempo della carcerazione per stabilire la pena era breve e doveva condurre rapidamente alla liberazione o all’esecuzione.

Tutt’altra cosa avvenne invece nel periodo della caccia alle streghe quando la carcerazione ed i tempi di attesa del supplizio della tortura si allungarono a dismisura ed è per questo che vennero pensate sale e ambienti dedicate alla attesa e per il supplizio della tortura. 

Durante il periodo che va dal 1400 al 1700 migliaia si donne indicate come streghe passarono al vaglio dei Tribunali. Spesso dietro una denuncia anonima furono processate, torturate e mandate al rogo sulla base di “confessioni” estorte sotto atroci violenze. Tutto l’iter, interrogatorio, isolamento, tortura, ripetuto più e più volte  era pensato per abbattere ogni resistenza.

Le sale e le celle come luoghi di detenzione, così come gli ambienti dove erano collocate le macchine da tortura, servivano ad amplificare il terrore nella psiche della vittima prima ancora che la macchina entrasse in azione.

E’ proprio per dare una comprensione dell’oggetto e non una semplice e banale esibizione dello strumento che il circuito dei Musei  della Tortura ha creato un percorso divulgativo ed una rappresentazione e messa in scena degli strumenti e degli oggetti.

Per comprendere il fenomeno della tortura nel pieno della attività dei Tribunali dell’inquisizione è necessario mostrare il contenuto scenografico e rappresentativo perché al tempo (non oggi) era uno spettacolo finalizzato alla repressione e persuasione.

Nei Musei della Tortura il visitatore non trova davanti a sé una macchina nuda e cruda, pur nella sua violenta autenticità, ma trova grazie al paziente e abile lavoro del museo una ricostruzione di realtà aumentata che ne visualizza l’uso ed un contesto ambientale che ricostruisce al meglio la situazione del contesto ambientale originale.